AL CAMPO GIOCHI

La piccola grande storia di cavalieri e cavalli rossoneri

La prima Quintana, nel 1955, vede in lotta alla conquista del palio quattro cavalieri indigeni (Piazzarola e Porta Maggiore non partecipano alla prima edizione della Quintana) e primeggia per i nostri colori Giovanni Castelli, in sella alla cavalla Dora. La vittoria, oltre a portarci il primo palio cambia la scenografia del Campo Squarcia dove la riproduzione di Porta Tufilla, a grandezza naturale in ferro e legno dipinto, diventa la porta d’ingresso del corteo, di cavalieri e destrieri. La Quintana con i cavalieri ascolani resisterà per pochi anni: già nei primi anni ’60, con l’abbandono delle campagne scema anche l’utilizzo del cavallo, pian piano la rievocazione diventa terra di conquista per cavalieri “stranieri”. I primi ad arrivare sono i folignati e Porta Tufilla si assicura le prestazioni di Paolo Giusti che, insieme a Marcello Formica, primeggia nella manifestazione umbra. La rivalità tra i due, interrotta saltuariamente da Angelo De Angelis della Piazzarola, si trasferirà sull’otto dello Squarcia con il predominio di Porta Solestà e Porta Tufilla sugli altri, dando vita ad una accesa rivalità tra i due sestieri; rivalità che, tra sfottò e contestazioni varie, si accentua sempre più negli anni e ancor oggi caratterizza la rievocazione storica. Paolo Giusti in sella al mitico Draghetto porterà alla porta sul tufo i palii del 1968 e 1969 e tutti e due sono sofferti.

Nel 1968 si arriva alla vittoria grazie alla determinazione dell’allora capo sestiere, Piero Trenta, che, per richiamare l’attenzione della giuria affinchè venga registrato un “fuori percorso” di Formica, si stende in mezzo alla pista con i sestieranti gialloblù che cercano di cancellare le tracce dei ferri lasciate dal cavallo fuori del percorso: finisce in rissa generale, con una scazzottata sulle tribune in legno riservate ai sestieranti in costume. Tutto questo tra gli applausi degli spettatori, molti turisti stranieri, che pensavano fosse una spettacolare sceneggiata a beneficio del pubblico.

Drammatica anche la vittoria del 1969. Paolo Giusti deve vincere contro se stesso: al terzo assalto della prima tornata il nostro portacolori colpisce il “moro” (molto più pesante di quello attuale) e sente subito un forte dolore al polso. Conclude la tornata con la lancia in mano ma ai box il polso si gonfia a vista d’occhio e si pensa al ritiro. Ma al seguito del sestiere rossonero c’è un infermiere, detto “scelbino” per le sue simpatie politiche, munito di siringa e antidolorifico: iniezione praticata direttamente sul braccio e Giusti torna in pista con una veemenza tale che al terzo assalto riesce a rompere lo scudo e portare a termine anche la seconda tornata. Interruzione di quasi un’ora per saldare di nuovo lo scudo al “moro” e per curare quel polso che ormai non risponde più neppure agli antidolorifici. Nonostante tutto Giusti affronta anche la terza tornata e i tre centri finali valgono la vittoria e il ricovero per Giusti che si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Foligno dove gli viene dianiosticata la frattura del polso… immolato per i nostri colori. Ci piace ricordare anche quale fu il drammatico approccio di Paolo Giusti con il mondo delle Quintane. Piccolino (aveva appena 9 anni) accompagnava il padre, anche lui cavaliere, alle prove della Quintana di Foligno. Improvvisamente e in modo inaspettato un cavallo imbizzarrito si alzò sugli arti posteriori e stava per colpire il piccolo Paolo: il papà per salvarlo si contrappose al cavallo che sfogò su di lui la sua furia e, a seguito delle gravi ferite riportate, moriva dopo qualche giorno.

Ai primi degli anni ’70 c’è il declino dei cavalieri folignati a favore dei faentini: arrivano Montefiore, Giacomoni, Placci, Vignoli e, soprattutto, Gianfranco Ricci, ancora oggi considerato il cavaliere più bravo delle rievocazioni storiche. Il cavaliere faentino (è il 1970) si offre al nostro sestiere ma la dirigenza di allora non poteva e, giustamente, non volle privarsi di Paolo Giusti che aveva vinto l’anno precedente. Tutti i quintanari sanno poi com’è andata e un paio d’anni più tardi Porta Tufilla gira lo squardo verso la vicina Servigliano dove il cavaliere Emilio Mordente era il protagonista assoluto del palio di Castel Clementino, proprietario di una scuderia e di un allevamento di cavalli. Mordente non ebbe stessa gloria nella Quintana e i cavalli della sua scuderia furono utilizzati successivamente da Emanuele Bagalini e Carlo Monti, anche loro cavalieri serviglianesi ingaggiati da Porta Tufilla. Per tornare alla vittoria il sestiere rossonero ha dovuto aspettare il 1987, quando la dirigenza di allora si “convertì” al cavaliere faentino Gianluigi Poggiali in sella a Borghesia, di proprietà del Rione Bianco di Faenza, ritenuto cavallo di riserva e fatto correre solo per l’improvviso infortunio di Pantera. Gianlugi Poggiali dopo quella vittoria non correrà più la Quintana ma Borghesia farà la fortuna di Gianni Vignoli e della Piazzarola.

Nel 1988 a Porta Tufilla, dopo il commissariamento, il nuovo comitato è per un’autentica rivoluzione e decide di tornare all’antico: basta con i “mercenari cavalieri di ventura”. Che le risorse siano spese per un cavaliere ascolano! Il primo anno è la volta di Massimo De Nardis che, in prova, si procura una lussazione al polso e correrà colpendo il “moro” con la sinistra: arriva quinto ma si festeggia perché Porta Tufilla si classifica prima di Vignoli della Piazzarola, spinto per due volte fuori pista dai fischi assordanti del pubblico, poiché il suo sestiere non aveva dato il nulla/osta per far correre Angelo De Angelis con i colori di Porta Tufilla. De Nardis abbandona ma Porta Tufilla insiste e oltre ad assumere un altro cavaliere ascolano (Giovanni Clerici) crea la sua scuderia. Si affitta un terreno in località San Gaetano dove vengono realizzati l’otto e i box per i cavalli. Gli animali vengono acquistati grazie anche al contributo di alcuni generosi privati e affidati, oltre che al cavaliere, all’allenatore Angelo De Angelis. Tra tutti i cavalli acquistati si ricordano Quadu e Nixon II, presi direttamente, dopo un viaggio in aereo, nell’Istituto nazionale per l’incremento ippico di Ozieri, in Sardegna. Ogni domenica, in scuderia, è una festa di popolo ma negli anni, l’entusiasmo andrà scemando perché i risultati non arrivano e l’impegno del comitato non è supportato da una “cultura del cavallo” capace di far scattare il salto di qualità.

Si cambia di nuovo registro: da Faenza arriva Alfiero Capiani, con la fresca laurea di “campione d’Italia” ma la sue performance in divisa rossonera non sono pari alla sua fama. Se ne va in malo modo lasciando il sestiere quando mancano pochi mesi alla rievocazione storica e il comitato prende la via di Tarquinia e ingaggia il buttero, Marco Quatrini. Anche lui si farà male in prova, disputerà la giostra del 1996 ma, subito dopo, annuncerà il ritiro.

A Foligno, intanto, un ragazzino di 15 anni vince la sua prima Quintana e, l’anno successivo vincerà anche l’edizione speciale legata alla Lotteria Nazionale. Si torna a Foligno, si parla col ragazzo che dopo qualche tentennamento accetta per la gioia dei dirigenti rossoneri che vedono in lui, vista la giovane età, un investimento e un campione da crescere: si tratta di Lorenzo Paci. Il suo esordio alla Quintana di Ascoli (1997) lo vede arrivare terzo ma pagare lo scotto del noviziato con 130 punti di penalità (allora le tavolette erano unite e cascavano come un domino) che non gli permettono di vincere. Paci rimarrà a lungo a difendere i colori di Porta Tufilla tra alterne prestazioni e rimpianti dovuti a secondi posti e vittorie mancate per piccoli dettagli o malasorte, come quando nella giostra notturna del 1998 in testa davanti a Porta Solestà dopo le prime due tornate, nel corso della terza è costretto ad abbandonare la giostra a causa di un infortunio al cavallo avvenuto proprio all’altezza della tribuna occupata dai sostenitori gialloblu, scatenando un parapiglia all’interno del campo Squarcia, con la vittoria che dopo pesantissime contestazioni è comunque assegnata ben oltre la mezzanotte a Paolo Margasini . Amareggiato per i risultati che non arrivano decide di non tornare più dopo le Quintane del 2000, mettendo in crisi anche la stabilità di quel comitato che dopo un altro tentativo, a luglio 2001, con l’ascolano Simone Funari, a seguito delle violente contestazioni si dimette. Dall’agosto 2001 fino ad agosto 2007 saranno sei i cavalieri che correranno, tra esordi e ritorni, per Porta Tufilla: Mirko Gammaidoni, Gianluca Ciannavei, Gianni Vignoli, Cristian Cordari, Federico Stendardi, Lorenzo Paci non riusciranno a riportare il palio a Campo Parignano.

Dopo anni di sconfitte e delusioni per il nostro sestiere finalmente nel 2008 avviene un cambiamento radicale. Grazie all’idea del consigliere Simone Accorsi insieme al comitato in essere di quell’anno, il sestiere rossonero si affida ad una scuderia tutta ascolana, la “Piceno Horse”, che dispone al cavaliere Massimo Gubbini, tre cavalcature competitive per gareggiare alla Giostra della Quintana con l’obiettivo di realizzare il sogno di tutti i sestieranti rossoneri: la conquista del Palio. I sestieranti rossoneri tornarono a festeggiare, dopo ventidue lunghi anni di attesa, nel 2008 quando il binomio Gubbini – Piceno Horse regalò, all’esordio, il prezioso drappo trionfando nell’edizione di Luglio. Ripetendosi poi, altre tre volte (agosto 2008, agosto 2009, luglio 2012), con tre cavalli diversi (Runa, Eevee, Skipping Dancing), portando ad otto i successi complessivi del sestiere nell’Albo d’Oro della Quintana.

Dopo la Quintana di agosto 2014, anche a seguito di contestazioni dei sestieranti rossoneri per gli alterni e controversi risultati seguenti alla vittoria del 2012, Massimo Gubbini comunica al sestiere la volontà di allenarsi da solo, con propri mezzi e cavalcature, in quel di Foligno. Il comitato è chiamato ad una scelta difficile ma solo ed esclusivamente nell’interesse di Porta Tufilla decide di accettare le volontà del cavaliere che trova appoggio nel rione Giotti per cui disputa la Quintana di Foligno. Il nuovo corso porta ad uno sfortunato secondo posto, in sella a Big More, nella Quintana di agosto 2015 quando la vittoria sfugge a causa della rottura della lancia e nell’estate 2016 ad un primo e secondo posto.

Il resto della storia è tutta da scrivere.

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